La Chiesa del
SS. Nome di Gesù, nota come Chiesa
dei Batù (cioè Flagellanti), risale 1576, anno in cui la
Confraternita dei Disciplinati del Santo Nome ottiene l'autorizzazione ad
edificare una propria cappella fuori le mura: la parete nord infatti incorpora
un tratto della cinta muraria dell'antica Giaveno e il campanile si erge su una
delle torri di difesa.
Al periodo più antico della Chiesa appartengono il
portale cinquecentesco e un pregevole armadio di sacrestia seicentesco, i cui
fregi scolpiti (il nodo dei Savoia, la mitria e il pastorale) fanno pensare ad
un dono del Cardinal Maurizio di Savoia, che soggiornò a Giaveno dal 1627 al
1630.
Dapprima costituita da un solo corpo (la chiesa
attuale) viene ampliata nel 1668 con la costruzione di un coro, delle stesse
dimensioni della chiesa, dalla quale è separato dall'altar maggiore: una
struttura in legno “d'architettura di Corinto” in finto marmo rosso scuro
marezzato, con putti ed elementi decorativi bianchi, con al centro la Pala
della Circoncisione (foto 2-3); nel fastigio due angeli che reggono il
monogramma I.H.S. (foto 4) e ai lati due busti reliquiari.
Gli anni più fulgidi della Confraternita vanno dal
1680 al 1780. In
questo periodo nel lato destro della
navata viene eretto dall'Università
dei Calzolari un altare dedicato ai loro Santi Patroni, Crispino
e Crispiniano, rappresentati nella pregevole Deposizione dalla Croce (foto 5)
del pittore Bartolomeo Perretti (1681). Sul lato sinistro, intorno al 1720, è
posto un altro altare recante l’ancona del Crocefisso con le anime purganti (foto 6), opera attribuita al
pittore di corte Claudio Beaumont (1725). Nel 1720 viene realizzato il coro
ligneo (foto 7-8-9), opera di Bernardo Cerrato, costituito da 103 scanni volti verso il mobile da sagrestia (foto 10-11) dono del Cardinal Maurizio. Ancora di questo
periodo sono i numerosi reliquiari, la statua lignea della Pietà (foto 12-13) (attribuita alla scuola dello scultore
Carlo Giuseppe Plura), che veniva portata dai Confratelli e da numerosi
figuranti per le vie di Giaveno nella
processione del Venerdì Santo con i simboli della passione (foto 14) e lo
splendido stendardo processionale (foto 16-17) rappresentante da un lato S.
Lorenzo e S. Antero (patroni di Giaveno) e dall'altro la Circoncisione (opera
attribuita ad Alessandro Trono 1697-1781).
Del 1781 è l'organo (foto 15), conservato nella sua
struttura originaria, opera dei fratelli Concone. Sono invece ottocenteschi i
due raggi processionali, uno in bronzo (opera di G. Dughè), l'altro in legno
(foto 18) (opera di G. Costa), gli affreschi delle volte della navata (foto
19-20) raffiguranti scene della vita di Gesù (opera di G. Guglielmino).
Officiata sino al 1942 e in seguito chiusa al culto
per molti anni, riaperta solo occasionalmente nel settembre del 1943 per
ospitare 43 salme di partigiani caduti, la Chiesa dei Batù venne riaperta al
pubblico nel 1969 per opera del Circolo Ricreativo Culturale che, avutala in
assegnazione dalla Curia, ha provveduto e provvede tuttora al suo restauro e la
utilizza per manifestazioni musicali e culturali.
Per approfondire:
Gaudenzio Claretta , Di Giaveno Coazze e Valgioie cenni storici,
Torino, 1859
Franco Monetti - Arabella Cifani, Frammenti d’arte, Biblioteca di Studi Piemontesi, 1987
Biraghi –
Manino - Massara, Giaveno nell’arte e
nella Storia, Celid, 1993
Alfredo Gerardi, Giaveno
nei suoi monumenti nella sua arte nella leggenda e nei suoi ricordi, Giaveno,
1977
Bergeretti – Cifani - Monetti , La Collegiata di San Lorenzo di Giaveno e le sue opere d’arte, Edizioni
del Graffio, 2002
Ass. Dante Selva. Officina d’arte, Chiesa dei Batù, Melli, 2005